Altissimo Ceto D'accordo, altissimo ceto è davvero un nome infelice e richiama alla mente la regina Maria Antonietta o gli ultimi Romanov, però se volete sapere cosa si mangia e quanto si spende nei migliori ristoranti d'Italia, questo sito è l'ideale.
La trascrizione del menu, prezzi inclusi, una o più foto di ogni piatto arrivato al tavolo, commenti assenti o ridotti (e se ci sono, non scendono mai sotto l'entusiasta).
Ci si chiede che lavoro faccia l'autore del sito per permettersi una frequentazione dei ristoranti trattati. Girando un po' per il sito e fuori, si trovano una supporter card da 85 euro e dai discutibili vantaggi e periodiche tavolate, a pranzo e fuori dal fine settimana, a prezzo fisso e organizzate direttamente dal sito.
Dissapore è aggiornato più volte al giorno, con articoli scritti benissimo, che anche quando l'articolo non vi interessa affatto, difficilmente abbandonerete a metà lettura. Gli argomenti, raramente originali, sono ripresi da stampa o web di settore. Talvolta alcuni entusiasmi incondizionati per ristoranti o marchi del settore lasciano un po' perplessi. A fine articolo si invita a fare commenti e i commenti puntualmente arrivano, in maniera copiosa e sembrano susseguirsi con la stessa cura dell'articolo. Quelli fuori schema vengono rapidamente coperti e ignorati.
Il tutto è molto piacevole da leggere, ma non vi consiglio di seguire alla lettera le indicazioni. Io l'ho fatto una volta, si parlava di street food di Palermo, e ho percorso vari chilometri per raggiungere posti qualunque.
Scatti di gusto assomiglia in tutto a dissapore e forse assomiglia è ancora dire poco.
Gli articoli sono scritti in maniera leggermente meno scorrevole e piacevole, l'aggiornamento è forse meno frequente, in compenso il contenuto era leggermente più attendibile.
Adesso si è associato totalmente a dissapore, quindi non c'è più nessuna differenza.
Puntarella rossa è un brillante e sintetico titolo per dichiarare un orientamento a Roma e alla sinistra. Riguardo al secondo punto, l'argomento è spinoso fin dai tempi in cui il gambero rosso era un inserto del manifesto, poiché è sicuramente di sinistra pagare il giusto prezzo a un ristoratore o produttore di qualità, ma la possibilità economica di comprare cibo di quella qualità tutti i giorni, in questa epoca e in questo sistema economico-politico, non è per tutti. Quindi un sito o una rivista che ambiscono a essere di sinistra vivono una certa schizofrenia. E comunque, a cercare bene, di sinistra, a parte un link ad alias, l'inserto del manifesto e un orgoglioso disclaimer in cui non si accettano omaggi o sconti da ristoratori, sembra ci sia poco.
Anzi, negli ultimi articoli si fa riferimento a espressioni come "la Roma che conta" o "radical chic" che lo fanno assomigliare a una versione meno frizzante dei suoi concorrenti.
In generale per questi siti vale ciò che dice l'ottimo Visintin: "Il blog, però, è solo il biglietto da visita di una professionalità più articolata e variegata, così composta: libri, fotografia, ricette retribuite per aziende, consulenze alle aziende sulla comunicazione, gettoni di presenza per la partecipazione a eventi..." . E ancora: "il popolo dei blogger [...] cinguetta amorevolmente con cuochi e sommelier, s’abbraccia sbaciucchia e folleggia nelle piste dei circhi gastronomici, brinda alla salute dei soliti amici da incensare sul prossimo post."
Mangiare a Milano è oggi forse il miglior blog sulla ristorazione. D'accordo, parla quasi esclusivamente di ristoranti milanesi, ma l'autore gira in incognito, non accetta omaggi e regalie, ha una certa avversione per il lusso senza sostanza, e, soprattutto, scrive in maniera strepitosa.
***
Ma allora perché fare ancora un altro blog?
I foodblog più importanti tendono a parlare sempre degli stessi ristoranti, che poi sono quelli citati sulle guide cartacee oppure che rientrano in una sorta di circuito non ufficiale di "soliti noti".
La maggior parte dei ristoranti rimane fuori.
Su siti come tripadvisor si trovano praticamente tutti i ristoranti, ma l'attendibilità dei giudizi è piuttosto bassa, a causa di fake,autopromozioni o semplicemente metri di giudizio troppo dissimili.
D'altra parte il passaparola tradizionale tende a menzionare, e favorire, posti (mi vengono in mente baffetto, formula uno, pompi) la cui fama è dovuta a periodi d'oro ormai lontani nel tempo.
Su questo blog proverò a riempire quell'area grigia di posti di cui non parla nessuno, chiaramente una minima parte e non esclusivamente.
Le opinioni sono oggettive con deviazioni personal-affettive (cit.) e naturalmente disinteressate.
La trascrizione del menu, prezzi inclusi, una o più foto di ogni piatto arrivato al tavolo, commenti assenti o ridotti (e se ci sono, non scendono mai sotto l'entusiasta).
Ci si chiede che lavoro faccia l'autore del sito per permettersi una frequentazione dei ristoranti trattati. Girando un po' per il sito e fuori, si trovano una supporter card da 85 euro e dai discutibili vantaggi e periodiche tavolate, a pranzo e fuori dal fine settimana, a prezzo fisso e organizzate direttamente dal sito.
Dissapore è aggiornato più volte al giorno, con articoli scritti benissimo, che anche quando l'articolo non vi interessa affatto, difficilmente abbandonerete a metà lettura. Gli argomenti, raramente originali, sono ripresi da stampa o web di settore. Talvolta alcuni entusiasmi incondizionati per ristoranti o marchi del settore lasciano un po' perplessi. A fine articolo si invita a fare commenti e i commenti puntualmente arrivano, in maniera copiosa e sembrano susseguirsi con la stessa cura dell'articolo. Quelli fuori schema vengono rapidamente coperti e ignorati.
Il tutto è molto piacevole da leggere, ma non vi consiglio di seguire alla lettera le indicazioni. Io l'ho fatto una volta, si parlava di street food di Palermo, e ho percorso vari chilometri per raggiungere posti qualunque.
Scatti di gusto assomiglia in tutto a dissapore e forse assomiglia è ancora dire poco.
Gli articoli sono scritti in maniera leggermente meno scorrevole e piacevole, l'aggiornamento è forse meno frequente, in compenso il contenuto era leggermente più attendibile.
Adesso si è associato totalmente a dissapore, quindi non c'è più nessuna differenza.
Puntarella rossa è un brillante e sintetico titolo per dichiarare un orientamento a Roma e alla sinistra. Riguardo al secondo punto, l'argomento è spinoso fin dai tempi in cui il gambero rosso era un inserto del manifesto, poiché è sicuramente di sinistra pagare il giusto prezzo a un ristoratore o produttore di qualità, ma la possibilità economica di comprare cibo di quella qualità tutti i giorni, in questa epoca e in questo sistema economico-politico, non è per tutti. Quindi un sito o una rivista che ambiscono a essere di sinistra vivono una certa schizofrenia. E comunque, a cercare bene, di sinistra, a parte un link ad alias, l'inserto del manifesto e un orgoglioso disclaimer in cui non si accettano omaggi o sconti da ristoratori, sembra ci sia poco.
Anzi, negli ultimi articoli si fa riferimento a espressioni come "la Roma che conta" o "radical chic" che lo fanno assomigliare a una versione meno frizzante dei suoi concorrenti.
In generale per questi siti vale ciò che dice l'ottimo Visintin: "Il blog, però, è solo il biglietto da visita di una professionalità più articolata e variegata, così composta: libri, fotografia, ricette retribuite per aziende, consulenze alle aziende sulla comunicazione, gettoni di presenza per la partecipazione a eventi..." . E ancora: "il popolo dei blogger [...] cinguetta amorevolmente con cuochi e sommelier, s’abbraccia sbaciucchia e folleggia nelle piste dei circhi gastronomici, brinda alla salute dei soliti amici da incensare sul prossimo post."
Mangiare a Milano è oggi forse il miglior blog sulla ristorazione. D'accordo, parla quasi esclusivamente di ristoranti milanesi, ma l'autore gira in incognito, non accetta omaggi e regalie, ha una certa avversione per il lusso senza sostanza, e, soprattutto, scrive in maniera strepitosa.
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Ma allora perché fare ancora un altro blog?
I foodblog più importanti tendono a parlare sempre degli stessi ristoranti, che poi sono quelli citati sulle guide cartacee oppure che rientrano in una sorta di circuito non ufficiale di "soliti noti".
La maggior parte dei ristoranti rimane fuori.
Su siti come tripadvisor si trovano praticamente tutti i ristoranti, ma l'attendibilità dei giudizi è piuttosto bassa, a causa di fake,autopromozioni o semplicemente metri di giudizio troppo dissimili.
D'altra parte il passaparola tradizionale tende a menzionare, e favorire, posti (mi vengono in mente baffetto, formula uno, pompi) la cui fama è dovuta a periodi d'oro ormai lontani nel tempo.
Su questo blog proverò a riempire quell'area grigia di posti di cui non parla nessuno, chiaramente una minima parte e non esclusivamente.
Le opinioni sono oggettive con deviazioni personal-affettive (cit.) e naturalmente disinteressate.